Un punto per la diga
Pniissi sembra una parolaccia e forse, per la gente della Valsessera, un po’ lo è. È l’acronimo che indica il piano nazionale delle opere idriche necessarie da qui agli anni a venire, redatto dal commissario straordinario dal nome che suona come un destino, Nicola Dell’Acqua, e consegnato al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Il grande invaso che il Consorzio di bonifica della Baraggia vorrebbe realizzare nel Biellese è lì ai primi posti, con il quinto punteggio in Italia a testimoniare un ordine di priorità alto quando il Governo dovrà scorrere la lista e finanziare le opere in base alla loro urgenza. Quella sul torrente Sessera, destinata a sostituire la diga sul Ravasanella e ad ampliarne notevolmente il bacino, è tra le più necessarie secondo il piano, così come la risistemazione della rete idrica a servizio degli acquedotti che riempiono i rubinetti di città e paesi che si abbeverano dai corsi d’acqua biellesi. Sommando i due interventi, analizza Il Biellese, si arriva a 450 milioni di euro, non esattamente spiccioli, neppure in confronto alla somma mostruosa necessaria per portare a compimento tutte le opere pubbliche del piano nazionale, oltre 12 miliardi di euro. Ora il Pniissi dovrà essere adottato dal ministero stesso ed è il passo che fa essere prudente, nelle sue prime dichiarazioni pubbliche, il presidente del Consorzio di bonifica della Baraggia Leonardo Gili: «Per esperienza è meglio attendere prima di esprimere considerazioni». Ma che ragione avrebbe il Governo di non farlo proprio? In più ci sono spinte forti per il sì al progetto, dalla Regione (che piano alla mano risulta essere l’ente proponente) al mondo agricolo della pianura vercellese, preoccupato della sete d’acqua del riso, fino alle dichiarazioni generiche ma difficili da fraintendere del ministro biellese dell’Ambiente Gilberto Pichetto sulla necessità di realizzare invasi per fronteggiare le prossime siccità. Il fronte del no vede invece gli ambientalisti, con il comitato Custodiamo la Valsessera in prima fila, il territorio attorno all’invaso e la Provincia di Biella. Proprio dagli ambientalisti era arrivato un piccolo segno di ottimismo. Nei prossimi giorni è previsto un maxi-finanziamento da 900 milioni di euro per le prime opere da stralciare dal piano generale e avviare subito: ce ne sono tre in Piemonte per 61 milioni circa, ma sono a Cuneo, Torino e Novara. Il Biellese e l’invaso nuovo sono fuori. «Nessun soldo alla diga in Valsessera» ha esultato il comitato «e tra pochi mesi, a dicembre, decadrà anche l'autorizzazione della valutazione d’impatto ambientale». Da questo punto di vista, parrebbe un conto alla rovescia. Ma la volontà di Roma (e non solo) sembra fuori discussione.
Ipse dixit
“Ero incosciente e non pensavo alle conseguenze. Qui c’erano due posti di blocco e tante volte mi hanno fermato. Alcune volte salutavo, parlavo un attimo con loro e poi ripartivo. Eravamo tutti dei ragazzi. In quel momento storico o stavi da una parte o stavi dall’altra e molti di questi ragazzi si arruolarono per fame. Non pensavo alle conseguenze, al pericolo. Pensavo solo ad andare dai partigiani su nelle valli. Sono sempre stata ribelle e ho sempre fatto ciò che volevo. Lo facevo però con uno scopo, quello della libertà”
(Lea Gariazzo, staffetta partigiana di 100 anni, intervistata da Il Biellese)
Gli assessori che contano (anche) per Biella
Marco Protopapa (Lega) fu l’assessore all’Agricoltura della Regione che inserì la diga sul Sessera in cima alla lista delle opere considerate necessarie in Piemonte per far fronte alle necessità idriche. Il fatto che si occupasse di agricoltura e non di ambiente o infrastrutture leva la maschera sul settore che più avrebbe interesse a vedere il grande invaso realizzato, come ben sanno gli oppositori che vedono arrivare della pianure del riso le pressioni più forti per ampliare la riserva di acqua che sarà non solo al servizio dei rubinetti delle case. Protopapa è tra coloro che hanno perso il posto nella seconda giunta di centrodestra guidata da Alberto Cirio. Sulla sua poltrona ora c’è Paolo Bongioanni di Fratelli d’Italia: di invasi e acqua non ha ancora parlato, ma di cinghiali sì, proponendo di coinvolgere l’esercito per abbattere gli animali che potrebbero aiutare a diffondere in Piemonte la peste suina, un allarme appena lanciato da Coldiretti. Non c’è più nemmeno Fabio Carosso, vicepresidente e assessore alla Montagna che l’estate scorsa salì all’Oasi Zegna accompagnato dal consigliere biellese Michele Mosca per lanciare l’idea della funivia Baltigati-Bielmonte, non così ben vista dal territorio, comune di Valdilana in testa, a cui sembrò decisamente estemporanea e calata dall’alto. Non per caso non se ne parla da allora. Marco Gallo, cuneese della lista civica Cirio, ha preso il suo posto. I trasporti sono ancora in mano a Marco Gabusi (Forza Italia): arrivò in un incontro in cui era presente l’annuncio che sarebbe stato necessario attendere il 2026 per avere più treni diretti sulla tratta Torino-Biella al posto dei due al giorno all’andata e due al ritorno attuali. Lo sport non è più di Fabrizio Ricca, altro assessore leghista che ha perso il posto, che aveva un legame di partito ma anche di amicizia con l’alter ego biellese Giacomo Moscarola, un buon viatico per progettare insieme grandi eventi, a partire dalla partenza di tappa del Giro d’Italia 2021 e dall’arrivo a Oropa di quest’anno. C’è la novarese Marina Chiarelli di Fratelli d’Italia al suo posto, con deleghe anche a turismo e cultura. Alla Sanità non c’è più nemmeno Luigi Genesio Icardi, altro leghista rimasto vittima del ridimensionamento alle urne del suo partito, sostituito dall’ex sindaco di Casale (di Fratelli d’Italia) Federico Riboldi. Ma già quando c’era Icardi in carica, si è vista molto spesso Elena Chiorino, la biellese di FdI, parlare a nome della Regione per progetti e innovazioni che riguardano l’ospedale e la tutela della salute. È accaduto anche in campagna elettorale con l’annuncio della trasformazione dell’ospedale biellese in “teaching hospital”, una scuola sul campo che consentirà di impiegare in corsia un numero maggiore di specializzandi in medicina. Sarà, come annunciato ieri, anche una delle vie per sanare la cronica carenza di personale.
Cosa succede in città
Oggi alle 17 a Biella il ciclo di laboratori per bambine e bambini alla biblioteca dei ragazzi Rosalia Aglietta Anderi prosegue con “Storie a passeggio”, organizzato con l’aiuto del canile di Cossato e dell’associazione Aspa per raccontare le vicende di cani veri e immaginari. È adatto dai 5 anni in su. Ci si prenota allo 015.3507651
Oggi alle 17,30 a Valdilana il ciclo di incontri “Bio-narratives” per esplorare il legame tra uomo e natura propone l’appuntamento con l’etnobotanica Francesca Castagnetti, con le micologhe Simonetta Sampò e Valentina Bonetto, ccon il redattore di Funghimagazine Angelo Giovinazzo, con Massimo Barbonaglia del consorzio forestale montagne biellesi e con Fabio Porta di Let Eat Bi. L’appuntamento a ingresso libero è nell’ex fabbrica tessile di Valdilana Hub
Oggi alle 18 a Occhieppo Superiore comincia il ciclo di conferenze “Le radici di una comunità” dedicato alla storia del paese. A Villa Mossa si parlerà di storia e personaggi di Occhieppo Superiore. Al termine della conferenza aperitivo in musica
Oggi alle 21 a Sala il ciclo “Raccontare è resistere” dedicato alla storia dei partigiani biellesi nei documentari di Pier Giorgio Clerici propone “Per me non poteva essere che così…” che narra la vita della mondina e operaia Vanda Canna. La rassegna è al salone della Pro loco di Bornasco
Fact checking
«È una decisione che arriva da Torino e su cui non abbiamo nessun controllo» ha dichiarato a La Stampa Vincenzo Ferraris, presidente di Atap, parlando del rincaro dei biglietti dei bus in vigore da lunedì. Il numero uno dell’azienda municipalizzata dei trasporti delle provincia di Biella e Vercelli dice una verità solo a metà. È vero che i rincari sono un adeguamento automatico al tasso d’inflazione, in base a una legge regionale votata ai tempi della giunta di centrodestra del presidente leghista (oggi passato a Forza Italia) Roberto Cota. Ed è vero che la decisione dell’Agenzia regionale per la mobilità, l’ente che sovrintende ai trasporti pubblici dell’intero Piemonte, cala sui territori fissando in modo incontrovertibile le tariffe. Ma è anche vero che queste sono le tariffe che spettano ai gestori. L’ente locale, che siano i Comuni o la Provincia, ha la possibilità di non far pagare l’intero aumento ai viaggiatori intervenendo direttamente. Così, mentre a Biella città il biglietto urbano semplice costa 1,80 euro e vale 60 minuti, a Vercelli dove pure il trasporto pubblico è gestito da Atap la tariffa chiesta ai cittadini è 1,30 euro e il documento di viaggio dura 90 minuti. La differenza, semplicemente, la mette il Comune.