Una cosa difficile da spiegare
«Tra i fondamentali dell’economia circolare ci sono la digitalizzazione sistemica e la collaboration. Per far crescere un territorio non è sufficiente un progetto, ma è necessario applicare un metodo ad un sistema che abilita una infrastruttura (in pay per use), dotata delle applicazioni per rendere possibili le “call to action” moderne a tutti: dagli esercenti alle grandi imprese, dalle start up alle organizzazioni pubbliche»: se avete già letto queste parole di Barbara Greggio, assessora al Commercio di Biella, e avete capito esattamente a che cosa faccia riferimento, meritate una pacca sulla spalla. Per tutte le altre e gli altri, 6aBiella ha accettato la sfida di guardare dentro BiellaUp, il sistema che rende la città (parola del comunicato di presentazione) la prima al mondo che diventa digitale sistemica. Il passo iniziale per orientarsi è trovare dove andare ovvero, trattandosi di mondo web, l’applicazione o il sito internet a cui il sistema si appoggia. Non è stato semplice, perché nella conferenza stampa che ha lanciato con enfasi l’iniziativa non sono state fornite indicazioni. Guardare sull’app store del mondo Mac o su Google Play per il resto dei telefoni è inutile. L’applicazione da scaricare non si chiama BiellaUp ma Ciclope e con questo nome la si trova facilmente. All’apparenza è un semplice lettore di QrCode, i riquadri fatti di segni e rettangoli neri che, se inquadrati dalla fotocamera di un telefono, rimandano a una pagina web. Il “Ciclope virtuale” in realtà legge i DxMarker, un agglomerato di pixel che possono essere nascosti anche nel logo di un’azienda. Nei sogni di Moreno Tartaglini, amministratore delegato di Arxit, l’impresa che ha offerto la sua consulenza alla città, ce ne sarà presto uno per vetrina, ma anche uno per ogni androne di condominio. Inquadrarlo per la prima volta dà accesso al sistema, ribattezzato “dorsale”. Occorre registrarsi lasciando i propri dati che non usciranno dagli archivi di BiellaUp ma serviranno a personalizzare le informazioni che ogni utente privato riceverà. Dalla seconda volta in poi, inquadrare un determinato “marker” consentirà di vedere la vetrina virtuale o le offerte speciali del negozio a cui appartiene. Ogni commerciante (o artigiano, o imprenditore) per aderire a una formula che vada oltre la presenza gratuita sull’archivio (e che consente, per esempio, di dire all’utente qual è la pizzeria più vicina al luogo in cui ci troviamo, come un Google Maps o un Tripadvisor solo biellese), potrà scegliere di pagare per un servizio da mettere a disposizione dei potenziali clienti: mettere in evidenza un prodotto, pubblicare un banner, offrire uno sconto. Insieme all’offerta del giorno l’utente troverà anche informazioni utili diffuse dal Comune, da luoghi e orari di eventi culturali e sportivi agli avvisi sui cantieri stradali. Nella versione condominiale, il sistema tenderà a presentare agli inquilini, una volta inquadrato il “marker”, i servizi utili a persone e famiglie che restano in casa, per esempio chi ripara antenne o chi offre servizio di baby sitting. «Chi ne usufruirà potrà lasciare una recensione, così da dare beneficio a chi ne avrà tante positive» dice Tartaglini che ha altre idee. Un esempio? I ristoranti e i locali potranno comunicare in tempo reale agli utenti registrati vicini che hanno un tavolo libero e accettare una prenotazione attraverso il sistema. «È l’esatto contrario delle piattaforme che propongono prenotazioni con lo sconto» spiega l’amministratore delegato di Arxit. «Qui i clienti usufruiscono di un servizio e pagano prezzo pieno». Il sogno è di realizzare un immenso centro non solo commerciale ma multifunzionale a portata di telefono o di computer che sia punto di contatto privilegiato e diretto tra cittadini e imprese.
Questo è il progetto ma, a 72 ore dall’annuncio a palazzo Oropa, la realtà è ancora un seme appena germogliato. Iscrivendosi a BiellaUp (lo si può fare anche via computer lasciando i propri dati che comprendono indirizzo, numero di telefono e casella di posta elettronica) si accede alla vetrina così com’è ora. L’elenco di negozi e servizi è già lungo. Ma solo uno per ora ha aperto il suo spazio speciale con i primi sette prodotti in vendita e acquistabili direttamente dal sistema con spedizione possibile a casa in stile Amazon: è un negozio di accessori e casalinghi di via Italia. Le altre offerte a disposizione sono per ora quelle di Arxit ai commercianti, artigiani e imprenditori per apparire sulla “dorsale” con i loro prodotti. Decreterà il successo dell’iniziativa il numero di vetrine virtuali che appariranno nel sistema, insieme al giro di affari che il portale sarà in grado di produrre accontentando clienti e destinatari. Più saranno, più somiglierà davvero a una piccola Amazon tra cui scegliere a chilometri zero, «ma con la garanzia» dice Tartaglini «di avere a disposizione la qualità delle cose fatte a Biella e non di vederle giustapposte alle cose di valore inferiore come in un negozio digitale qualsiasi».
Ipse dixit
“Ho iniziato a fare il dj nel 2001, possiamo dire in anni d’oro. Per questo mi arrabbio quando non ci interpellano su che cosa vogliono realmente i ragazzi. Nel Biellese ci saranno quindicimila giovani. Se realmente quello che desiderano è un luogo dove andare a ballare secondo voi qualcuno di noi non ci avrebbe pensato ad aprirne uno?”
(Alessandro Tropeano, disc jockey con il nome d’arte di dj Trope e titolare del Caffè Galileo, intervistato da La Provincia di Biella sulla vita notturna della città)
Due idee per fare del bene
Si dice che tutto cominciò a Napoli con il “caffè sospeso”, l’abitudine degli avventori dei bar di consumare un espresso ma pagarne due, così da poterlo offrire a un cliente che non se lo potesse permettere. Nel Biellese sono nate due iniziative che hanno tratto ispirazione dalla tradizione partenopea e che pensano a chi ha bisogno. A Valdilana l’associazione Delfino ha ideato il “panettone sospeso”. In una serie di negozi e supermercati sul territorio comunale da sabato scorso è posizionato uno scatolone in cui chiunque potrà lasciare un panettone o un pandoro che arricchirà il pacco natalizio delle famiglie che necessitano di sostegno materiale. «Ci sembra un bel modo» ha detto a Eco di Biella il presidente dell’associazione Ernesto Giardino «per creare solidarietà e vicinanza tra le persone del nostro paese. Ovviamente ognuno è libero di lasciare “in sospeso” quello che può e che vuole, dal dolcetto per bambini al panettone da un chilo». L’elenco dei punti vendita che aderiscono all’iniziativa comprende a Ponzone i supermercati Conad, Coop e DiPiù, il panificio Forno Valsesiano e la pasticceria Dolci d’Incanto, a Pratrivero il panificio Monte Rossiglione, a Cereie l’alimentari di Alberto Alfonsino, a Lora il Best-or. A Vigliano invece ci sarà un negozio che, da domani, preparerà un calendario dell’avvento speciale e solidale: all’Erbavoglio di piazza Avogadro di Collobiano ogni giorno fino al 24 dicembre sarà scelto un particolare prodotto che i clienti potranno acquistare e donare lasciandolo in negozio dove sarà possibile, in alternativa, anche lasciare un piccolo contributo. Tutti i generi alimentari raccolti saranno destinati agli empori e alla mensa della Caritas.
Cosa succede in città
Oggi alle 17 a Biella inizierà in Duomo l’esposizione del “paramentale liturgico” risalente al Cinquecento e ancora oggi utilizzato dal vescovo durante la celebrazione del patrono Santo Stefano ogni 26 dicembre. Il raro oggetto liturgico resterà visibile fino al 10 dicembre
Oggi alle 18 a Biella si svolge alla Biblioteca Civica uno degli appuntamenti per la giornata mondiale contro l’Aids. Sarà presentato il libro “La cura inaspettata”, scritto dall’ematologo e immunologo Alessandro Aiuti con Annamaria Zaccheddu che sarà presente all’evento e dialogherà con l’infettivologa dell’Asl di Biella Anna Silvia Lingua
Oggi alle 19 a Cerrione sarà inaugurata al centro culturale Conti Avogadro di Cerrione alla tenuta Castello la mostra delle opere di Fausto Nazer, cuneese soprannominato il “pittore della pioggia”. La mostra è aperta a ingresso libero il sabato e la domenica dalle 15 alle 18 fino al 10 dicembre
Oggi alle 19,30 al Piazzo si terrà un incontro del caffè letterario dell’associazione Vocididonne dal titolo “L’amour fou”. Le letture, curate da attrici e attori della compagnia I nuovi camminanti, saranno tratte da testi di Enrico Groppali, Jean-Michel Ribes, Dino Buzzati e Maurizio De Giovanni. Seguiranno gli interventi della psicologa Simona Ramella Paia e dell’avvocata Nicoletta Solivo. L’appuntamento è a palazzo Gromo Losa
Oggi alle 20,45 a Biella il primo spettacolo della stagione teatrale in abbonamento porta sul palcoscenico dell’Odeon gli Oblivion con il loro “Tuttorial”. Il gruppo comico-teatrale musicale bolognese si è reso famoso con alcune parodie diventate più che celebri, come l’imperdibile I Promessi Sposi in dieci minuti. Ultimi biglietti ancora a disposizione a questo link
Oggi alle 21 a Salussola un supergruppo musicale biellese proporrà una serata “jam session” con blues e rock nel menu. Al Sense Out di via per Biella 6 suoneranno Leonardo Ceralli e Giacomo Lamura (chitarre e voci), Maurino Dellacqua (basso), Giuseppe Troncale (tastiere) e Andrea Beccaro (batteria). Cucina aperta dalle 19 per chi volesse cenare, tesseramento all’associazione “Biella Jam Blues” possibile al costo di 10 euro
Oggi alle 21 a Candelo il cinema Verdi ospita la proiezione del film “120 battiti al minuto”, storia di un’associazione parigina che negli anni Novanta si schierò accanto ai malati di Aids. L’iniziativa, parte di quelle promosse per la giornata mondiale contro la sindrome da immunodeficienza acquisita, ha la firma dell’associazione giovanile diocesana Hope Club e del centro Drop In. Biglietti a 6 euro
Oggi alle 21 a Candelo sempre al cinema Verdi la rassegna Job Film Days, promossa dal centro di documentazione Massazza Gal, porta la pellicola The Visitors (Repubblica Ceca-Norvegia-Slovacchia, 2022) di Veronika Liskova. L’ingresso è gratuito
Una storia di violenza su una donna
Antonietta Marrazzo, napoletana di origine e giramondo per indole e per lavoro, è una social media manager e blogger di viaggio. Ha vissuto e lavorato a Biella per un po’, parte della squadra dell’agenzia di comunicazione digitale BTrees. Oggi abita a Torino ma nove anni fa la sua casa era a Reggio Emilia. Qui venne aggredita, in mezzo alle case e alla gente, da un uomo che tentò una rapina e una violenza sessuale. Nei giorni in cui le minacce quotidiane alle donne sono più che mai all’ordine del giorno, attraverso una serie di storie sul suo profilo Instagram, ha voluto ripercorrere quei giorni, con una testimonianza senza omissioni che potrebbe raccontare una vicenda accaduta oggi a provare che, come dice Marrazzo stessa, sono passati nove anni e non è cambiato nulla. Ecco la trascrizione integrale.
Sapete di chi parla questo pezzo di giornale? «I passanti potevano girarsi dall’altra parte a fare finta di niente, anche per paura di essere feriti dal rapinatore. Invece non è andata così. Hanno notato quello che era accaduto a una giovane cinese e hanno deciso di intervenire. La ventiquattrenne, in regola con i documenti di soggiorno in Italia, stava passeggiando lungo via Sicilia quando l’uomo le si è avvicinato da dietro. Ha afferrato la borsetta e ha tirato talmente forte per strappargliela da far cadere la ragazza...». La faccio breve: parla di me. Sono io la «ragazza cinese con regolare permesso di soggiorno». Il 27 novembre 2014 sono stata aggredita da un uomo di origine cinese che non avevo mai visto nella mia vita. Ha provato prima a violentarmi e poi a rubare la mia borsa. Ho reagito spiazzandolo e non sapendo che fosse munito di pistola (l’ho scoperto dagli atti del processo poi). La mia fortuna è che l’aggressione è coincisa con il termine di una lezione all’Università, situata a pochi metri da dove avvenne il fatto. Alcuni studenti che erano appena usciti dall’Uni mi hanno aiutata e hanno consegnato l’aggressore alla polizia. Perché parlo di questa storia? Perché ne (ri)parlo adesso? Perché la violenza di genere è un problema importante che ci riguarda tuttə ogni giorno, non solo il 25 novembre. Perché non esistono luoghi sicuri: l’aggressione è avvenuta a cinque metri dall’azienda dove lavoravo, in un posto dove c’erano case, uffici e appunto l’Università di Reggio Emilia. Perché bisogna fare di più per le vittime: sono stata chiamata dopo sei mesi dal Centro antiviolenza per fare attività di supporto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17. Pur volendo non potevo partecipare perché era orario di lavoro. Avendo marcato il cartellino di uscita dieci minuti prima dell’aggressione, l’Inps l’ha riconosciuto come “incidente sul lavoro”. Epilogo: ho ricevuto 50 euro in più in busta paga. Ma la cosa peggiore fu quello che avvenne dopo l’aggressione. Il commissario che venne in ospedale per l’interrogatorio mi disse: «Mi fa piacere che sia stato colto sul fatto. Essendo i cinesi in genere non incliini a queste attività, probabilmente non avremmo creduto alla sua dichiarazione né alla sua denuncia». Nel momento in cui arrivai in ospedale, dovettero fare i rilievi previsti per legge e come un pezzo di carne fui presa e messa in una stanza. Con le scarpe rotte, i pantaloni stracciati, le ginocchia sanguinanti e le mani sporche di terreno e di sangue iniziarono a chiedermi che cosa fosse successo. Per loro era la “procedura”. Per me ancora sotto choc era vivere un’esperienza extra corpo. Le domande terminarono. Divenni fortunatamente una vittima di serie B e mi lasciarono in quella stanza, sporca, scalza e spaventata ma “pronta” per l’interrogatorio. Nell’interrogatorio mi venne chiesto di raccontare e ricordare che cosa fosse successo almeno 4/5 volte, per essere certi che la mia versione dei fatti, nonostante l’aggressore fosse stato colto sul fatto, fosse vera. E poi, solo dopo, venni medicata. Ma quello che fece più male dell’aggressione in sé furono le parole. Le parole dette dai giornali locali che derubricarono la faccenda come “che bravi i nostri cittadini che aiutano quando ci sono aggressioni”. Le parole di una collega che mi disse: «Ma ti sarai impressionata, forse ti voleva solo scippare». Certo, una mano nelle parti intime è fraintendibile, no? Un’altra persona mi disse: «Dai, ti è andata bene, i cinesi ce l’hanno piccolo». Sì, anche questa era una donna. Perché ne parlo ancora? Perché ne parlo in maniera nuda e sincera? Uno: la violenza di genere ancora una volta riguarda tuttə. Due: quello che vi ho raccontato è avvenuto nove anni fa e converrete con me che non è cambiato niente. Tre: se non ci impegniamo a cambiare l’assetto valoriale della nostra società piangeremo altre Giulia. Quattro: sono le parole a definire la nostra percezione della realtà: dobbiamo imparare a dosarle e a coglierne i veri significati.