Una domanda o due sulla scuola Cerruti
Non è l’edificio scolastico più vecchio di Biella, tutt’altro: lo donò al Comune Nino Cerruti (sì, lui, il “signor Nino”) all’inizio degli anni Sessanta per ricordare il padre Silvio a cui è dedicata peraltro la via che sfiora la caserma della guardia di finanza. Ma la Cerruti fu, per l’epoca, un modello di avanguardia architettonica applicata all’edilizia scolastica: un piano solo, un ampio giardino a circondarla secondo un modello importato, scrissero i giornali dell’epoca, dalla Gran Bretagna. Oggi, all’improvviso, la storia di quell’edificio sembra arrivata all’ultimo atto in un modo che però lascia aperti punti interrogativi giganteschi. Del primo e più vistoso si è accorto il sindaco Marzio Olivero (Fratelli d’Italia) che ha presentato, come scrive Il Biellese, un esposto in Procura sulla vicenda della scuola che fino a ieri raccoglieva le iscrizioni (156 per la precisione) per la riapertura del 1 settembre e che oggi è così instabile e precaria da dover essere abbattuta. «In base alla perizia della struttura che abbiamo fatto fare ai tecnici» ha dichiarato Olivero «sono state rilevate delle irregolarità tali per cui ho ritenuto doveroso presentare un esposto. Toccherà ai magistrati capire se sarà il caso di aprire eventuali procedimenti oppure archiviare». Quali siano queste irregolarità, il sindaco non lo dice, ottemperando al principio che da ora la questione è nelle mani della giustizia. Ma le domande restano. La prima: possibile che nessuno si sia accorto del problema prima? Biella ha investito molto sull’edilizia scolastica e sulla messa in sicurezza degli stabili che ospitano studentesse e studenti di tutte le età. Ci sono state somme ingenti e finanziamenti catturati, per esempio, per la media Marconi, l’elementare Gromo Cridis e per la materna di via Don Sturzo, dirimpettaia della Cerruti con cui praticamente condivide il giardino da quasi succursale minore (meno di 30 iscritti contro i più di 150). Il maxi-finanziamento sull’edilizia scolastica ottenuto con i soldi europei del Pnrr ha consentito gli interventi in corso alle elementari Pietro Micca e di Chiavazza, per la nuova sede delle elementari della valle Oropa a Villa Macchi, per Pavignano e per la media San Francesco. In nessuno di questi giri di interventi è mai saltata agli occhi la necessità di mettere mano alla Cerruti. Anzi, si era pensato a un’operazione di demolizione e ricostruzione al Thes, dove un altro problema burocratico era già venuto alla luce, la mancanza di una perizia geologica. Tant’è che la nuova linea è di provare a dirottare le risorse per quell’intervento sulla nuova urgenza, abbattendo e ricostruendo proprio la Cerruti. Sono decisioni politiche, è vero, quando si tratta di scegliere come destinare i fondi a disposizione tra i vari settori di competenza di un Comune. Ma poi sono anche e soprattutto i tecnici a stabilire una lista di priorità in base a dove sia più urgente intervenire. La situazione della scuola di via Addis Abeba angolo via delle Rogge era considerata sotto controllo fino a quest’ultima perizia, richiesta perché, come ha spiegato l’assessora all’Istruzione Livia Caldesi (Fratelli d’Italia) «si sono manifestate delle crepe. Non ci saremmo mai aspettati però che l’esito fosse così drammatico. I periti ci hanno infatti detto che l’edificio deve essere abbattuto perché la sua stabilità è compromessa dalle fondamenta». Un disastro, insomma, ma anche e soprattutto un pericolo (scampato, per fortuna) per i 156 piccoli allievi che dal 1 settembre avrebbero dovuto riprendere le lezioni e che ora non hanno ancora un posto dove andare: «Si prega di aspettare qualche settimana e di evitare di giungere frettolosamente a soluzioni alternative» è il messaggio inviato alle famiglie dalla dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Stefania Nuccio. «Ci stiamo guardando intorno per trovare una sistemazione idonea» aggiunge Livia Caldesi.
Ipse dixit
“Non ho che da ringraziare gli uffici, i docenti, i collaboratori scolastici che hanno lavorato con me in questi lunghi anni. [...]. Una scuola statale che ha per scopo l'emancipazione culturale delle persone adulte, accompagnandole nel loro percorso di vita. In questi ultimi anni, in ragione dei flussi migratori, è stata anche impegnata a ergersi a paladina dei diritti di inclusione di migliaia di nuovi potenziali cittadini, reinventandosi insegnando la nostra bella lingua e sostenendo l'acquisizione dei titoli di studio di I e II livello necessari a un ingresso qualificato e regolare nel mondo del lavoro. Nel contempo, si è raccordata come e meglio ha potuto, sempre con risorse limitate, con il sistema della formazione professionale regionale e soprattutto con tutto il territorio delle due province. Ci siamo fatti conoscere, a volte sgomitando, a volte suscitando la sorpresa di chi neppure sapeva che una scuola simile esistesse. [...] Auguro a chi prenderà il mio posto tutto il successo che questa istituzione merita, passando per una rinnovata e auspicabile attenzione da parte dei Comuni, dai quali dipende per le strutture e le sedi, sempre insufficienti ai bisogni. Il mio pensiero finale va ad i nostri studenti migranti: i loro scritti, le loro parole, i loro insegnamenti, uniti alla grande serietà del loro impegno ed ai loro sogni mi accompagneranno per tutta la consigliatura e oltre”
(Dal messaggio di saluto al Cpia, la scuola per adulti di Biella e Vercelli che dirigeva, di Emanuela Verzella, neoconsigliera regionale)
C’è tanta acqua quindi serve una diga
È stata La Stampa a fare i conti dell’approvvigionamento idrico in provincia, o meglio nelle province dato che quel che accade a Biella ha conseguenze eccome anche su Vercelli: il punto al 25 giugno parlava di 4.699.888 metri cubi trattenuti dalla diga del Ravasanella, 5.387.500 dall’Ostola e 6.800.460 dall’Ingagna. L’ultimo bollettino segnala un lieve calo ma senza avvicinarsi nemmeno all’arsura che preoccupò i gestori della rete idrica e irrigua nel 2022 della grande siccità e nemmeno all’ultimo punto di minimo, quello del marzo dell’anno scorso quando le tre dighe avevano a disposizione appena 1.342.884 metri cubi sul Ravasanella, 1.249.162 sull’Ostola e 1.627.602 sull’Ingagna. Ci sono quindi riserve pari a circa quattro volte tanto rispetto a diciotto mesi fa, frutto della primavera e dell’inizio dell’estate che sono state certamente ricche di precipitazioni. Bastano? Dipende dai punti di vista. Secondo il Consorzio di bonifica della Baraggia, in realtà, c’è stato uno spreco d’acqua. Con le dighe piene fino all’orlo l’acqua in eccesso scorre libera nei torrenti e non viene trattenuta, abbassando il margine di sicurezza delle riserve e facendo dire non solo all’ente gestore degli invasi ma anche a Coldiretti, allarmata soprattutto dalla Baraggia fino al Vercellese dal fabbisogno alto di acqua delle risaie, che la diga sul Sessera è necessaria. La loro opinione ha puntelli importanti a Torino e Roma: se la Regione aveva inserito l’opera pubblica in cima alla lista delle priorità, il commissario per l’acqua nominato proprio nel 2022 dal Governo durante la crisi idrica ha messo l’invaso gigante tra quelli del Pniissi, il piano nazionale delle dighe e delle opere idriche approvato poche settimane fa. Il problema è il costo dell’opera: 450 milioni di euro sommando il colosso da 94 metri di altezza e 256 di lunghezza e l’adeguamento della rete idrica delel due province per ottimizzare la gestione dell’acqua in più catturata, 12,5 milioni di metri cubi. L’altro problema, almeno per chi spinge per realizzare la struttura, è l’opposizione del territorio valsesserino e, più in generale, biellese dove finora sembrano maggioritari i no. Ma potrebbero pesare meno dei sì, specie se arrivano da Torino e da Roma. È quello che temono e vorrebbero evitare gli ambientalisti, anche se nei giorni scorsi è avvenuto un piccolo compromesso storico: il circolo Tavo Burat, ex Legambiente, e il Consorzio di bonifica della Baraggia che si trovano sullo stesso fronte e si fanno fotografare insieme (nelle persone dello storico militante Daniele Gamba e del direttore generale del consorzio Alessandro Iacopino) per spingere verso il mantenimento in mani pubbliche della gestione del ciclo dell’acqua per il prossimo trentennio, in questo caso contro la maggioranza degli amministratori vercellesi che invece vorrebbero affidarlo a una società mista.
Cosa succede in città
Oggi alle 11 a Rosazza il primo appuntamento musicale con il Piedicavallo Festival è con la musica di Mozart al Circolo: suoneranno Simone Bernardini al violino, Lara Albesano alla viola e Sarah Hammel al violoncello. L’ingresso è a offerta libera
Oggi alle 17 a San Giovanni d’Andorno il secondo appuntamento quotidiano con il Piedicavallo Festival è con Simone Pierini che eseguirà al pianoforte composizioni di Schumann, Mendelssohn, Chopin e Liszt. L’appuntamento è alla locanda del santuario, l’ingresso a offerta libera
Oggi alle 21 a Piedicavallo si chiude il programma quotidiano del Piedicavallo Festival con la mezzosoprano Külli Tomingas e il pianista Luca Schieppati che eseguiranno musiche di Schubert, Fazzari, Liszt, Puccini e Gershwin. Il palcoscenico è quello del teatro Regina Margherita. L’ingresso è a offerta libera
Una cosa al giorno sulle Olimpiadi
Quando è successo che in una partita senza appello il palleggiatore e capitano dell’Italia Simone Giannelli guidasse la sua squadra al successo al quinto set? Probabilmente molte volte, anche se magari in modo meno epico e ansiogeno della rimonta da 0-2 e 21-24 al 3-2 del quarto di finale con il Giappone. Una è stata di sicuro a Biella: era il 1 novembre e davanti ai cinquemila del Forum Perugia, la sua squadra di club, si impose proprio al quinto set sulla Lube Civitanova per conquistare la Supercoppa italiana.
Un appello per i libri di scuola
È l’associazione Underground, una delle realtà della rete di sostegno alle donne, ad aver pubblicato via social un appello alla ricerca di libri di scuola. L’elenco è quello della fotografia. Il destinatario è un bambino ospite della casa-rifugio, la struttura di Biella dove trovano asilo donne e figli che scappano da maltrattamenti in famiglia. Non se ne conosce l’indirizzo perché nessuno deve saperlo, per renderla davvero una zona protetta e al sicuro anche dalle possibili ritorsioni degli autori di quelle violenze che, esperienze alla mano, sovente restano a piede libero in attesa di eventuale giudizio. Chiunque volesse contribuire può contattare l’associazione via Facebook o scrivendo a underground.info@libero.it. L’elenco consente di fare un sondaggio reale su quanto costino i libri necessari per affrontare una classe delle scuole medie: 288,40 euro. Non sono pochi.