Biciclette, cerimonie e tradizioni
Il 4 maggio, più o meno dal 1950, squadra e tifosi del Torino salgono a Superga per ricordare giocatori, dirigenti e accompagnatori degli invincibili granata che in quel giorno del 1949 morirono nell’incidente aereo che da allora tutti associano al nome della collina. La prima domenica di maggio, che l’anno prossimo cade il 5, all’ombra di un’altra basilica, quella di Oropa, si rinnova il rituale di fede con il pellegrinaggio della città di Biella, il primo della serie di tutti quelli delle parrocchie della Diocesi e non solo. Nel 2024 sabato 4 maggio c’è Superga sul percorso del Giro d’Italia che domenica 5 avrà a Oropa il suo arrivo di tappa. Proteste di qua, proteste di là. Volendo concentrarsi solo su quelle sotto casa, tutto nasce da un’omelia del parroco di San Paolo don Filippo Nelva che ha notato la concomitanza e lo ha detto ai fedeli durante la Messa del dì di festa. Eco di Biella, il primo a dare la notizia, ha anche riportato le prime, caute dichiarazioni del vicario diocesano don Paolo Boffa Sandalina: «Da più di 400 anni la prima domenica di maggio è dedicata a questo evento. Siamo in contatto con il sindaco per capire cosa potrà succedere». Claudio Corradino, dal canto suo, ha provato a essere possibilista: «Sarebbe bello ospitare emtrambi gli eventi a Oropa nella stessa giornata» ha dichiarato. Spoiler: non sarà possibile. Specie per una tappa in cui la via d’accesso per pubblico, mezzi di servizio e corridori è una sola, la chiusura delle strade comincia la mattina presto. Il tema ha fatto discutere sui social quasi più dell’assegnazione della tappa, ampiamente anticipata e confermata lunedì mattina in una conferenza stampa in Regione. Ovviamente anche gli altri giornali del territorio hanno approfondito. Il Biellese e La Stampa di ieri hanno dato voce a don Michele Berchi, rettore del santuario: «Siamo contenti che un evento di portata nazionale e non solo faccia tappa a Oropa, dando visibilità oltre che al santuario a tutto il Biellese. Il problema nasce solo per la data. Ci rendiamo conto che gli organizzatori tendono a non tenere in considerazione le ragioni dei territori. Ma un preventivo coinvolgimento nel processo avrebbe almeno permesso di presentare l’esigenza». Forse non sarebbe servito a molto, perché le dinamiche della costruzione del percorso del Giro d’Italia tendono a far adattare alle necessità i territori in cui transitano più che il contrario. E se il contratto tra Regione e organizzatori prevede la partenza a Torino e tre tappe in Piemonte, proprio le previsioni di visibilità fanno preferire una tappa la domenica (più gente davanti alla tv, più tifosi sulle strade e in città) a una di lunedì. Lo ha detto Roberto Pella, deputato di Forza Italia e sindaco di Valdengo che si è preso un bel po’ dei meriti per il ritorno del Giro in provincia: «Ore di diretta seguita da milioni di persone, centinaia di migliaia che si riverseranno nelle strade. Si tratta di un risultato per cui abbiamo lavorato tanto e che andrà a vantaggio dell’intero territorio». I calcoli di un centro studi che ha stimato il ritorno economico del passaggio della corsa parlano di un giro d’affari di sette volte superiore all’investimento pubblico (circa 200mila euro, per ora garantiti dalla Regione) per avere un traguardo di tappa in un sabato o in una domenica. Le cifre crescono nel caso, come a Oropa, di arrivo in montagna. Una curiosità? Don Filippo Nelva, il parroco che ha gettato il primo granello di sabbia nell’euforica macchina dei tifosi del Giro, porta lo stesso cognome della frazione di Callabiana che darà il nome a uno dei gran premi della montagna della tappa biellese. Un luogo dove la maglia rosa non era mai transitata prima.
Ipse dixit
“Vado a Messa tutte le domeniche. Ma una tappa di domenica con l’arrivo a Oropa ha un valore incredibile. Non c’è neppure bisogno di discuterne”
(Roberto Pella sulla concomitanza tra Giro d’Italia e processione della città di Biella a La Stampa)
Un Battistero piccolo piccolo
Che cosa raffigura il logo di Biella Turismo, ovvero del canale social della “sezione” locale dell’Atl, l’azienda turistica locale, di quadrante? La risposta potrebbe non essere semplice se, dal piccolo schermo di un telefono, si scorre magari distrattamente la bacheca di Instagram e ci s’imbatte in un suo post. L’avatar, l’immagine che caratterizza e definisce il profilo, è nel tondo in alto a sinistra in ogni riquadro che delimita una pubblicazione. Dovrebbe essere un simbolo, cioè parlare di quello che rappresenta. E dovrebbe essere immediatamente leggibile e riconoscibile, a colpo d’occhio. Il caso locale è particolare: l’Atl è una sola, che ha per nome Terre dell’alto Piemonte ma le province sono tre (Biella, Vercelli e Novara) e le aziende turistiche quattro perché ci sarebbe anche quella della Valsesia che un tempo era completamente autonoma. Tre sono anche i canali social per ogni piattaforma, Facebook, Instagram e YouTube. Ma uno solo è il logo uguale per tutti. Per chi non riesce a vederlo ecco la descrizione, come una specie di sottotitolo alla pagina 777 per i più anziani che si ricordano del televideo: la scritta “Terre dell’alto Piemonte” è a destra mentre a sinistra c’è un’illustrazione che raffigura uno di fianco all’altro la cupola di San Gaudenzio di Novara, la basilica di Sant’Andrea di Vercelli e il Battistero di Biella. Nemmeno un pilota di caccia probabilmente saprebbe distinguerli nella dimensione avatar di Instagram. Il primo errore è tecnico: le proporzioni di un logo dovrebbero dipendere dallo spazio a disposizione e disporre in orizzontale gli elementi di un marchio che deve stare in un tondo è un controsenso geometrico. Il secondo forse è strategico. Perché Biella Turismo (ma anche Atl Novara o Vercelli-Valsesia) non mette in mostra soprattutto la sua città e il suo territorio fin dal simbolo? Per Biella poi c’è un dettaglio in più: c’è un marchio con una firma d’autore, quella di Ugo Nespolo, la manona con le cinque dita che rappresentano le valli della provincia. Davvero si può rinunciare a cuor leggero a un’opera di un artista di fama internazionale per rappresentare il territorio?
Cosa succede in città
Oggi alle 18 a Biella la sala convegni della sede del Fondo Edo Tempia ospita la conferenza del saggista Salvatore Donadio, autore del libro “Eros e lavoro”. L’organizzazione è di Officine Lavoro, l’ospitalità è dell’agenzia di ricerca e selezione del personale Sinthema. Modera la psicologa Silvia Basiglio. L’ingresso è libero ma su prenotazione a questo link
Oggi alle 21 a Candelo al cinema Verdi si proietta il documentario “Letizia Battaglia shooting the mafia” della regista britannica Kim Longinotto, dedicato alla fotocronista palermitana che ha documentato gli episodi più crudi della guerra di mafia, diventando poi anche politica e artista. Organizza l’associazione Vocididonne. L’ingresso è libero. Parteciperà la fotografa biellese Marida Augusto
I tempi di reazione dell’opposizione
Il Partito Democratico di Biella ha convocato lunedì una conferenza stampa per denunciare il possibile taglio di 56 milioni del Pnrr destinati a finanziare progetti già approvati e talvolta già appaltati in provincia di Biella, che risulterebbe così essere la più penalizzata del Piemonte insieme ad Alessandria. Se la storia non suona nuova, è perché non lo è. Erano i primi giorni di agosto quando il ministro alle Politiche europee Raffaele Fitto annunciò la possibilità di rinunciare ad alcune linee di intervento del piano nazionale di ripresa e resilienza pur di non perdere la totalità dei fondi europei destinati all’Italia. In quegli stessi giorni la Fondazione Ifel, legata all’Anci ovvero all’associazione nazionale dei Comuni italiani, fece il calcolo su quanto avrebbe rischiato ogni singola provincia. La cifra dei 56 milioni arriva da lì e ora, a quanto si apprende dalla conferenza stampa, fa parte anche di un libro bianco assemblato dal Pd. Per presentarlo è arrivato da Torino il consigliere regionale Daniele Valle, accompagnato dal presidente della Provincia Emanuele Ramella Pralungo e dal segretario provinciale Rinaldo Chiola. La domanda è: perché è servito così tanto tempo dai primi giorni di agosto al 9 di ottobre? Dal punto di vista della battaglia di territorio (e, a volerla mettere dal punto di vista utilitaristico, anche della propaganda politica) era un rigore senza portiere per il centrosinistra: il centrodestra guida Italia, Piemonte e Biella. Il Governo ha pensato ai tagli, Regione e Comune hanno reagito quasi sottovoce, dando fiducia alle parole dei ministri (tra cui il biellese Gilberto Pichetto) che parlano di altre fonti di finanziamento, come se fosse semplice trovare 56 milioni per Biella e sedici miliardi (i tre quarti della maggior spesa statale prevista per l’intero bilancio 2024 dal Governo) per l’Italia intera. Di più, avrebbe potuto essere una battaglia senza colore politico, perché una simile sforbiciata è un problema a prescindere da chi amministra, soprattutto se i tagli ai finanziamenti riguardassero appalti già assegnati, come potrebbe accadere a Biella città. Invece il tempo di reazione è stato di un paio di mesi, tra l’altro convocando una conferenza stampa nel giorno in cui l’attenzione di media e opinione pubblica è concentrata sull’arrivo del Giro d’Italia a Oropa. Sembrava un rigore a porta vuota, ma per ora il pallone è finito in curva.