Cose mai viste
A Biella (e forse non solo qui) si potrebbe aprire un museo del rendering, ovvero quei disegni, dettagliati, colorati e pieni di alberi e di omini, che anticipano l’aspetto di un edificio da costruire ex novo o da ristrutturare integralmente. La nostra città è un po’ ruderopoli (vedi 6aBiella di lunedì) per la tendenza a faticare a riusare spazi vuoti e dismessi, ma ha anche qualche problema a veder diventare reali progetti che sulla carta sembrano belli, interessanti, pronti da mettere in piedi, salvo poi sparire nel nulla. A Bioglio non si ha più traccia, per esempio, del centro benessere Bedolius: era stato presentato nel 2016 e aveva avuto il via libera del consiglio comunale. Nell’ex filatura Blotto Baldo un intervento radicale di restauro avrebbe dovuto portare un albergo di lusso con tanto di terme, immerso nella quiete delle colline del Biellese orientale. Si parlava di un investimento di 15 milioni di euro e di un cantiere da aprire già a gennaio 2017. Un anno e mezzo dopo il sindaco Stefano Ceffa era ancora ottimista nonostante i ritardi: «So che i proprietari stanno interloquendo con le banche. Dal punto di vista amministrativo l’iter è concluso». Non se ne è fatto nulla. “Al sènter” era invece il nome un po’ vernacolare scelto per l’ex Upim di via Gramsci a Biella, immobile che sta per raggiungere i quindici anni di odissea senza mai approdare alla sua Itaca. Doveva essere, nelle intenzioni della giunta di centrosinistra di Vittorio Barazzotto, il luogo ideale per la nuova biblioteca. Appena insediatasi l’amministrazione-Gentile il progetto venne cancellato per fare spazio a quello di piazza Curiel. Nel 2015 spuntò un’immobiliare milanese, la Sagor & partners, pronta a trasformarlo in un centro commerciale di pregio con trenta negozi, incluso bar e ristorante. «Abbiamo già ricevuto ottanta domande» aveva annunciato trionfante il portavoce degli investitori, Roberto Cannone, a La Provincia di Biella. «Dovremo fare delle scelte». Quella finale fu l’accantonamento del progetto. Nel 2020 ci fu un ritorno di fiamma, un contratto di affitto che sembrava firmato con tanto di esultanza dell’assessora al Commercio Barbara Greggio: la nuova idea era quella di un maxi-emporio gestito da imprenditori originari della Cina. Ma era gennaio: meno di due mesi dopo arrivò la pandemia e tutto finì lì. Se si parla di commercio e di centro cittadino, la mente torna a “015”, l’outlet diffuso che avrebbe voluto portare nei negozi (spesso vuoi) di via Italia e dintorni i grandi marchi del tessile biellese. L’iniziativa era partita di slancio nel 2014-2015 con l’entusiasmo di chi sognava di trasformare le strade pedonali in un luogo vivo da contrapporre ai “non luoghi” artefatti degli outlet costruiti dal nulla come Vicolungo (o come quello mai decollato a Santhià all’uscita dell’autostrada, attualmente una scatola vuota). Nel 2016 dieci grandi marchi biellesi avevano sottoscritto una lettera d’intenti per un terzo dei trenta spazi che avrebbero rappresentato una prima dimensione ideale del progetto. Aprirono mettendo sulla vetrina l’adesivo di 015 in due: Piacenza nell’ex sede della Banca Popolare di Novara poco lontano dalla chiesa della Santissima Trinità e Angelico in via San Filippo. Il secondo c’è ancora, il primo è chiuso da tempo. Nell’estate del 2017 Luisa Bocchietto, architetta e promotrice numero uno dell’idea insieme all’ex direttore dell’Azienda turistica locale di Biella (e ora nelle Langhe) Stefano Mosca, dichiarò a La Stampa: «Abbiamo fatto tutto il possibile e se l’autunno non porta risultati, è evidente che sarà necessaria una riflessione con l’amministrazione e con chi ci ha sostenuto, per arrivare a una decisione». A oggi il progetto è posteggiato su un binario morto. Il museo dei rendering dovrebbe comprendere anche i disegni del centro oncologico pediatrico che la fondazione Tera avrebbe dovuto realizzare là dove ora dovrebbe sorgere il non centro commerciale Le Vette, tra Biella e Gaglianico. Sembrava davvero tutto fatto, con qualche polemica che però, al momento dei voti necessari delle delibere in consiglio comunale (si parla dell’era dell’amministrazione Gentile, tra il 2011 e il 2013), furono unanimi, con maggioranza di centrodestra e opposizione di centrosinistra ad alzare le mani senza più dubbi. Fu la fondazione con sede a Novara a non farsi più viva e a rinunciare a Biella e al progetto per cui avrebbe dovuto investire 100 milioni di euro, un progetto che a quanto risulta non è stato realizzato per ora nemmeno altrove.
Ipse dixit
“Tutte le candidature che ci sono pervenute sono di persone che già operano nel settore merceologico per cui hanno fatto domanda, che hanno cioè un’attività ormai ben avviata e a cui vogliono accostare una vetrina di qualità dentro Al Sènter. Questo ci fa molto piacere perché garantisce l’alto livello degli espositori che entreranno a far parte della nostra famiglia”
(Roberto Cannone, immobiliarista milanese e titolare del progetto Al Sènter, a La Provincia di Biella del 23 maggio 2015)
A ruderopoli c’è anche questo
Forse il laboratorio di sanità è il padre di tutti i ruderi di cemento della città (in provincia vince la sfida la città del mobile mancata di Verrone) e, paradossalmente, sta a una spanna da una struttura costruita da meno di dieci anni che invece è arrivata dalle fondamenta al traguardo, come il nuovo ospedale. Per chi non seguiva le cronache politiche e giudiziarie locali negli anni Novanta, stiamo parlando dello scheletro grigio circondato da erbacce che si trova in una delle vie d’accesso verso l’ospedale partendo da corso Casalvolone. La sua storia si perde negli anni Ottanta quando una legge regionale accantonò otto miliardi di lire per costruire ai margini tra Biella, Gaglianico e Ponderano, in regione Villanetto (che all’epoca non era così circondata da strade) uno stabile che potesse ospitare il servizio di igiene pubblica. Partì l’iter: esproprio dei terreni, gara di appalto, cantiere. Ma tra gli ostacoli all’avvio del progetto ci fu anche un traliccio dell’Enel, scoperto a disegni già realizzati e approvati. L’amministrazione dell’azienda sanitaria di allora preferì rivedere il progetto acquistando altri terreni invece di chiedere all’ente gestore della rete elettrica di rimuovere il traliccio in cambio di un compenso, inferiore a quanto si sarebbe speso con l’altra soluzione. Negli anni Novanta di Tangentopoli e delle manette che tintinnavano il dettaglio non sfuggì alla magistratura: un lungo processo per falso coinvolse cinque persone tra amministratori pubblici e tecnici progettisti. Dopo nove anni furono tutti assolti in appello: era il 2000. Nel 2014 un solerte sottosegretario lo inserì tra le opere sanitarie da completare, ovviamente invano. Un tentativo di venderlo all’asta (insieme al vecchio ospedale di via Caraccio) risale al 2017: base d’asta, poco più di 1,4 milioni di euro. È ancora lì.
Cosa succede in città
Oggi alle 10 a Biella apre l’edizione natalizia del mercato dei prodotti tipici e locali “Let Eat Bi”, nel piazzale interno della Fondazione Pistoletto di via Serralunga. Per l’occasione i visitatori potranno farsi confezionare dei cestini di Natale con verdure, salumi, formaggi, dolci, miele e vino dei produttori che porteranno le loro bancarelle. Il mercatino resta aperto fino alle 13
Oggi alle 16 a Cossato nella sede dell’università popolare UpbEduca di via Martiri della Libertà 14 il ciclo degli incontri del pomeriggio propone la conferenza di Sara Bortolozzo sul tema “Le parole che fanno felice la tua vita”. L’ingresso è libero
Oggi alle 20 a Biella tornano i mercoledì con la musica elettronica allo spazio Hydro di via Cernaia. A selezionare i brani penserà dj Kreggo fino a mezzanotte
Una coperta
Il cartone ricavato da una scatola come materasso, un giaccone e basta per coprirsi, l’aspetto di una persona non più giovane: un biellese di 22 anni, sabato sera, ha visto questa scena mentre stava rincasando. Sotto i portici di via La Marmora, proprio accanto al muro che li delimita, era sdraiato un uomo. Un barbone, si diceva una volta. Faceva freddo sabato sera e il passante non distratto si è preoccupato per quel vicino di casa che un occhio meno attento avrebbe appena sfiorato con lo sguardo. Ha chiamato i carabinieri, come hanno raccontato La Stampa e Il Biellese, che sono arrivati con una pattuglia. Poi si sono aggiunti anche gli uomini della polizia locale del turno di notte. A tutti l’uomo senza una casa e un letto al caldo ha detto di non preoccuparsi, ancora una sera e poi si sarebbe rifugiato nel luogo che aveva trovato per lui il Comune. I vigili lo conoscevano già. Come dice La Stampa, era successo di accompagnarlo al comando di palazzo Pella per farlo riscaldare e offrirgli un caffè, senza però riuscire a convincerlo ad accettare uno dei posti messi a disposizione per l’inverno dal programma “Emergenza Freddo” per i senzatetto. Più di sessant’anni, una vita precedente come cuoco, ora vive in strada. Non faceva nulla di male e, dopo una pacca sulla spalla e un augurio di buona fortuna, le pattuglie se ne sono andate. Il biellese che le aveva chiamate invece è salito in casa, ha recuperato una vecchia coperta ed è tornato in strada per regalarle all’uomo che si era rimesso accucciato sui suoi pezzi di cartone. C’è più decoro urbano in quel piccolo gesto che in decine di ordinanze che credono di tutelarlo.