La crisi del commercio in due cifre
Nel 2022 la città di Biella ha visto la chiusura di 57 negozi sui quasi mille del panorama urbano, un dato lontano dai 167 del terribile 2020 della pandemia, ma anche una conferma di una tendenza con il segno meno. A luglio il commercio ha fatto registrare una modesta risalita, +0,97%, rispetto allo stesso mese del 2022, ma è un risultato che, nella sequenza di dati messi in ordine dall’osservatorio di Confimprese, non compensa il -6,92% di giugno, quando Biella si collocò in ultima posizione nella classifica delle province italiane.
Non è un caso se Angelo Sacco, storico presidente di Confesercenti, ha approfittato dello spazio dedicato al tema da La Stampa di ieri per alzare il livello di allarme: «La tanto annunciata ripresa da noi non è arrivata, i biellesi devono fare i conti con mille spese che come sappiamo sono lievitate, penalizzando tutti i settori. È chiaro che se una famiglia deve scegliere tra fare la spesa o acquistare un maglioncino in centro, quando i soldi a disposizione sono sempre meno, decide ovviamente per i beni i prima necessità». Nell’allarme di Sacco, la critica alle politiche dell’amministrazione comunale si mescola al monito alla sua categoria. È vero, come dice il presidente, che «i salassi continuano a prosciugare gli incassi e in molti casi anche i risparmi personali dei titolari. Qualche mese fa abbiamo raccolto le istanze dei nostri associati, che bollette dei rifiuti alla mano hanno denunciato una situazione insostenibile, con rincari rispetto al 2022 anche del 50%, ma da allora nulla è cambiato». Sull’argomento va registrata la replica ripetuta a più riprese da Seab, la municipalizzata che si occupa del ciclo dei rifiuti, e Comune: l’aumento è apparente perché è stata spostata sulla prima rata una fetta più grande di acconto. Con la seconda rata più leggera il rincaro dovrebbe apparire più accettabile. Ma Sacco non perdona ai negozianti biellesi la scarsa voglia di impegnarsi per cambiare la tendenza: «Lo scorso fine settimana, come associazione, abbiamo organizzato la prima edizione di Gnomicon. Sono state tantissime le persone che hanno affollato il centro partecipando a tutte le iniziative. I biellesi hanno risposto alla chiamata ma i commercianti no, le saracinesche abbassate erano troppe». E un’iniziativa dei commercianti per attirare la gente in centro ma con i negozi chiusi che senso ha?
Ipse dixit
“La città il primo giorno di riapertura mi ha riservato un’accoglienza spettacolare, in tanti sono passati per salutarmi e soprattutto per ringraziarmi. Mi ha emozionato molto, ad esempio, una signora di circa ottant’anni. Mi ha raccontato che andava alla scuola elementare a piedi e quando passava davanti a queste vetrine era bellissimo. Poi una volta la settimana, attraverso qualche lavoretto, riusciva a mettere insieme 5 lire e con questi soldi correva a comprare un sacchettino con le briciole dei canestrelli che cadevano al momento del taglio. Mentre parlava era commossa e io con lei”.
(Fabio Gallana, nuovo proprietario del caffè Ferrua di via San Filippo, a La Stampa)
Ancora sulle foto di chi fa politica
Forse qui a 6aBiella sta diventando un punto di fissazione il costume di politici e amministratori (locali e non, di destra come di sinistra) di inquadrare se stessi e il loro viso per dare un annuncio che riguarda la loro attività. Un esempio che sfiora il paradosso arriva dal più recente annuncio di uno spettacolo importante che sarà ospitato da Biella: il 26 ottobre al teatro Odeon Fiorella Mannoia salirà sul palco accompagnata dal pianoforte di Danilo Rea. Seguendo un modello già sperimentato con l’annuncio, qualche mese fa, dell’arrivo di Nino D’Angelo (sarà il 23 novembre), l’immagine scelta per parlare dell’evento vede, in primo piano, l’assessore alla Cultura Massimiliano Gaggino (Forza Italia) mentre tiene in mano a favore di obiettivo una locandina, probabilmente autoprodotta, con scritto non troppo in grande il luogo e la data del concerto. Con D’Angelo, Gaggino era accompagnato dal sindaco. Qui ha fatto da solo. Proviamo ad applicare una banalissima legge del commercio (che pare perfino esagerato chiamarlo marketing): se hai una vetrina, metti in bella evidenza il prodotto migliore, quello che vuoi vendere a tutti i costi. Se i social sono una sorta di vetrina, in questo caso il “prodotto da vendere” sembra non essere Fiorella Mannoia, ma l’assessore. Chi scorresse la sua bacheca Facebook rapidamente, a colpo d’occhio vedrebbe Gaggino e, solo con un surplus di attenzione, noterebbe anche la foto della cantante e del pianista. E c’è una differenza tra un’altra immagine di assessore comparsa proprio ieri, quella di Davide Zappalà (Fratelli d’Italia) che, accanto a un cartello di divieto di sosta temporaneo, indica l’inizio dei lavori di rifacimento della pavimentazione in via Garibaldi angolo via Gramsci. Lui l’ha pubblicata solo sul profilo personale (dove il “prodotto” è lui), l’altra è apparsa su quello istituzionale della città di Biella, dove il pezzo pregiato da mettere in vetrina dovrebbe essere il concerto.
Cosa succede in città
Oggi alle 19,30 a Mottalciata la tradizionale cena di chiusura completerà il calendario di appuntamenti della festa dell’uva e del riso. Dopo mangiato tutti in pista con la musica di Claudio Abada
Oggi alle 19,30 a Pray si chiude l’edizione 2023 di Pray in vetrina, manifestazione organizzata dalla Pro Loco. Alle 19,30 la postazione gastronomica farà scegliere tra le specialità regionali di Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna e Sardegna. Alle 21 musica e danze con Alex Biondi e la sua orchestra
Quando Facebook rimuove una pagina
Non è facile comprendere come funzioni la “polizia di Facebook” (ma vale anche per Instagram o per X fu Twitter) quando si tratta di mettere ordine nelle centinaia di migliaia di contenuti che ogni ora, da ogni anfratto del pianeta e (Samantha Cristoforetti insegna) talvolta anche da più lontano vengono pubblicati nei loro immensi contenitori di informazioni, pubbliche e private. La parola chiave è nell’unità di misura: quattromila immagini al secondo vengono caricate sui vari profili aperti nel “globo terracqueo” (cit.), una mole di materiale che renderebbe il controllo soltanto umano utile come svuotare l’oceano con la paletta del gelato in coppetta. Per questo funziona un controllo automatico che si basa sull’uso di parole chiave sospette, ragione per cui tutti prima o poi si trovano a leggere termini in cui una o più lettere sono sostituite da asterischi o caratteri simili (lo zero al posto di una o per esempio) in modo da provare a sfuggire al setaccio dei censori che, siccome sono una macchina, non conoscono le sfumature dell’ironia e nemmeno il contesto. Se su Facebook mi adiro per il razzismo del vicino di casa che ha insultato un passante chiamandolo “negro” e lo scrivo esplicitamente, il post che rischia di essere rimosso per la violazione dei contenuti è il mio. Poi c’è un’altra via: sollecitare il meccanismo automatico della “polizia di Facebook” attraverso una segnalazione, ovvero il meccanismo per cui ogni utente può far sapere a chi gestisce il sito di essersi imbattuto in un contenuto disturbante perché falso, offensivo, che incita alla violenza. Una, o più segnalazioni: benché il social network che amiamo odiare dica che un numero alto di segnalazioni per un singolo contenuto (o contenitore, come una pagina) non ne determini il blocco, è vivo il sospetto che la macchina reagisca d’ufficio se in tanti protestano per la medesima ragione.
La piccola provincia nostrana potrebbe averne avuto una prova pochi giorni fa quando la pagina satirica cittadina La Biella che piaceva è stata bloccata e rimossa da Facebook per una manciata di ore per “violazione degli standard della community”, cioè delle regole a cui chi sta sul social network deve sottostare. Già, ma quali regole La Biella che piaceva avrebbe violato? Probabilmente nessuna. Ma il suo amministratore unico Helios Pilzer (per quei tre o quattro che ancora non conoscevano l’identità dell’autore della pagina) si è trovato messo fuori gioco senza preavviso: pagina invisibile, impossibilità di caricare nuovi contenuti. Ma ogni amministratore di pagina o proprietario di profilo ha la possibilità di presentare appello contro il provvedimento. È qui che, con altissima probabilità, la macchina cede il passo all’occhio umano: il personale italiano di Facebook esamina il caso e, se non riscontra violazioni, riammette nella comunità la pagina o la persona che erano state cacciate. È quello che è accaduto a La Biella che piaceva, riaperta dopo poche ore di castigo anche se con funzionalità ancora ridotte. La piccola combriccola di fans ha tentato qualche ipotesi per dare un volto (o più volti) ai segnalatori sentitisi offesi. Il primo sospetto è caduto sul mondo della politica, ma è difficile che dopo anni di prese per i fondelli bipartisan, interrotte solo da una pausa volontaria, qualcuno si sia irrimediabilmente offeso solo di recente. Un’altra ipotesi guarda ai post più recenti, per esempio a una leggerissima frecciatina con cui la pagina ha punzecchiato i complottisti che cercavano metodi per disattivare i loro telefoni cellulari prima che arrivasse il messaggio di prova di It-Alert, il sistema di allarme di protezione civile sperimentato nei giorni scorsi in Piemonte. I gruppi “no-qualcosa” tendono a essere organizzati e permalosi. Magari non è questo il caso, ma chissà...