La Trossi non raddoppia
Che sia una questione tecnica (come dice la fetta di centrodestra che ha levato l’appoggio al progetto) o politica, come suggeriva ieri La Stampa, la strada Trossi non subirà modifiche nel tratto tra Biella e Gaglianico che, secondo un progetto della Provincia, avrebbe dovuto diventare a due corsie per senso di marcia fino alla rotonda del bivio con Candelo e Sandigliano, all’ombra del sottopassaggio della ferrovia Biella-Santhià. Il comunicato è di lunedì e porta la firma di tutti i consiglieri di centrodestra, la cui militanza varia tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia: Edoardo Maiolatesi, Fulvio Chilò, Barbara Cozzi, Gabriella Di Lanzo, Giulio Gazzola e Mariano Zinno non voteranno l’emendamento al bilancio che avrebbe aperto i cordoni della borsa della Provincia per un investimento da 6,9 milioni di euro. I conti preventivi del 2024 dell’ente vanno approvati entro la fine dell’anno e un rinvio, motivato proprio dai dubbi del centrodestra sul progetto, si era verificato pochi giorni fa. Il presidente (di centrosinistra) Emanuele Ramella Pralungo aveva cercato di risolverli con sopralluoghi e rassicurazioni ma non è stato evidentemente abbastanza. «È di tutta evidenza» dice il comunicato dei consiglieri di centrodestra «come il progetto risulti ancora insoddisfacente e non coerente con l’obiettivo prefissato di migliorare la sicurezza e la fluidità». La nota cita anche il diniego a progetti «brutti e fatti di corsa, magari per calcoli elettorali». Ma l’accusa di aver pensato al voto imminente può essere facilmente ribaltata: «Apre la campagna elettorale» ha titolato La Stampa per spiegare il dissidio. «I temi si discutono in aula, in questo caso anche davanti all'assemblea dei sindaci, e non attraverso i comunicati» è stata la replica, dalle colonne del quotidiano, di Ramella Pralungo. «Devo però prendere atto che i consiglieri di centrodestra non leggono i documenti allegati al bilancio, dove sono già riportati emendamenti a mia firma che risolvono parte dei problemi». Alle sue parole si sono aggiunte quelle del consigliere centrista Federico Maio: «Abbiamo fatto di tutto per cercare un accordo. Se fossimo arrivati in aula prima di una eventuale partita elettorale forse poteva passare. Si assumeranno loro la responsabilità di aver perso un'altra occasione». La Provincia, dopo la riforma che l’ha tolta dalle mani degli elettori, è gestita da un consiglio nominato da sindaci e consiglieri del territorio, i cui voti pesano in proporzione al numero di abitanti che rappresentano. Dall’ultima tornata è uscita quella che negli Stati Uniti chiamerebbero “anatra zoppa”: maggioranza di centrodestra, presidente di centrosinistra. Quella sulla Trossi è la prima spaccatura vera a minare l’intesa che finora aveva in qualche modo funzionato. Sul cambiare volto alla principale via d’accesso alla città, non si era spesa solo la Provincia: esiste un progetto finanziato da Fondazione Biellezza e affidato all’architetto di fama internazionale Andreas Kipar per immaginarla come la porta d’accesso con belvedere verso la città, provando a spostare lo sguardo dai capannoni grigi e spesso vuoti al panorama che si apre davanti agli occhi con le montagne in bella vista.
Ipse dixit
“Se parti da Rho per venire a vivere in Valsesia, non sei un eroe: hai solo realizzato che vivevi in un posto non particolarmente bello, probabilmente anche un po' malsano, e magari facevi un lavoro di merda noioso, ripetitivo e senza ambizioni e hai deciso di andare a vivere in un posto più bello a fare un lavoro più appagante in un ambiente più sano. Non sei un eroe, ti sei solo fatto furbo. Il vero eroe, se proprio vogliamo trovarne uno, è quello che viveva in Valsesia, si laurea in qualcosa di difficile e va a vivere in un posto di merda perché le sue capacità siano utili per l'umanità. Se uno di Campertogno si laurea in ingegneria biomedica e va a vivere a Cormano per essere vicino all'ospedale in cui fa ricerca sulle protesi per i bambini malati, è lui l'eroe. Non l'impiegato di banca di Parabiago laureato alla Bocconi che lascia il posto fisso per aprire una libreria con degustazioni vini a Fervento. Voglio dire: pure io ho sbagliato a scegliere il percorso di studi, ma non ci scrivono un articolo e si congratulano con me. «Mollato tutto». Cazzo, ti svegli con le campane delle mucche invece che in un monolocale che paghi 1.400 euro al mese con la sirena di inizio turno della ItalPetrolCemeTermoTessilFarmoMetalChimica di fronte a casa e hai mollato tutto. Hai trovato tutto, semmai”.
(Da un post su Facebook di Marco Prandina, fotografo valsesiano)
I numeri della raccolta differenziata
Per essere “Comuni ricicloni” secondo i parametri di Legambiente, bisogna differenziare almeno il 65% dei rifiuti prodotti. Nella provincia di Biella sono 36, secondo i dati riferiti al 2022, ma con qualche cifra che risulta in allarmante controtendenza. Differenziare non significa solo recuperare materiali che possono avere una nuova vita, dalla plastica alla carta, dal vetro ai metalli, ma anche non sovraccaricare le discariche, prolungando la loro vita tecnica perché si riempiono più lentamente. Il consorzio Cosrab, la municipalizzata che sovrintende al ciclo dei rifiuti in provincia, ha totalizzato il 70,62% di rifiuti riciclati secondo i dati riportati da Eco di Biella, ma produce oltre 144 chili procapite di residuo secco, la parte non differenziabile che finisce in discarica, mentre la quota ideale fissata da Legambiente sarebbe sotto i 100 chili. A proposito di controtendenza, a Biella questa quota è in crescita per il secondo anno consecutivo, +8 chili per abitante in 24 mesi arrivando oltre i 128. Non è il dato peggiore in provincia, se si guardano i 222 chili prodotti da ogni residente a Cavaglià. Ma è uno di quelli in salita, insieme a Mongrando, Zumaglia e Miagliano. Cala anche la raccolta differenziata nel capoluogo: il 76,93% (-1,14%) colloca la città al decimo posto in provincia, dove è leader la piccola Vallanzengo che con il suo 84,42% ha scavalcato Gaglianico, capolista secondo i dati del 2021. Ma sono molti i Comuni in cui la differenziata è calata, concentrati tra l’altro tra quelli con più abitanti: il dato peggiore è a Occhieppo Inferiore (-2,37%) ma c’è una contrazione oltre che a Biella e Gaglianico anche a Cossato, Vigliano, Candelo, Verrone, Occhieppo Superiore, Quaregna Cerreto, Sandigliano, Pralungo, Pray e Zumaglia. «Dopo i passi avanti degli ultimi anni nel 2022 ci si è fermati» è il commento riportato da Eco di Biella della presidente di Legambiente piemontese Alice De Marco. «Questo è un dato che ci preoccupa se associato al fatto che in regione ci sono idee di ampliare la capacità di smaltimento tramite termovalorizzatori, a cui siamo da sempre contrari».
Cosa succede in città
Oggi alle 16 a Cossato il ciclo degli “Incontri del pomeriggio” dell’università popolare UpbEduca porta anche nella sede della seconda città della provincia la conferenza di Marcello Vaudano sulla storia della frazione Flecchia di Pray. L’ingresso nella sede di via Martiri della Libertà 14 è gratuito
Delmastro contro Fedez (e X contro Delmastro)
Un minuto e mezzo di video a social unificati: Andrea Delmastro (Fratelli d’Italia) ha reagito così alla presa di posizione sempre via social di Fedez, il cantante che prima ancora della moglie Chiara Ferragni ha preso cellulare e microfono per imbastire una difesa sul caso del pandoro per beneficenza e della conseguente multa per pubblicità ingannevole dell’autorità antitrust. Fedez, rispondendo alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che aveva dedicato alla vicenda un passaggio del suo intervento ad Atreju, la festa dei giovani del partito, ha tirato in ballo tutti i componenti del Governo che hanno avuto o stanno avendo casi giudiziari in essere. Uno di questi è proprio Delmastro, rinviato a giudizio pochi giorni fa con l’accusa di aver rivelato al collega di partito (e compagno di appartamento) Donzelli informazioni riservate su Alfredo Cospito, l’anarchico condannato a 23 anni per aver messo una bomba fuori da una caserma dei carabinieri e per quattro anni in cella con il regime severissimo (e secondo alcuni giuristi contrario alla Costituzione) del 41 bis. Le strade di Delmastro e Cospito si incrociarono mesi fa, quando il detenuto era in sciopero della fame e il sottosegretario era tra coloro che mai avrebbero voluto la revoca del provvedimento. «Io non sono accusato di aver mentito» ha detto nel video, «io sono accusato di aver detto il vero e avendo detto il vero io ho mantenuto in carcere al 41 bis, cioè il carcere duro, un terrorista delinquente»: su questa frase in realtà il fact checking è fin troppo facile, visto che ad aver confermato l’isolamento senza contatti con l’esterno per Alfredo Cospito è stata prima la Corte di Cassazione con sentenza di febbraio e poi il Tribunale di sorveglianza di Roma con decisione presa a ottobre. Un sottosegretario alla Giustizia, per quanto influente, non ha potere decisionale su un simile tema. E poi l’attacco diretto a Chiara Ferragni: «Se fossi come lei dovrei dimettermi ma non da sottosegretario, dal consorzio dell’umanità. Sparirei dalla vergogna». Le più di 130mila visualizzazioni del filmato solo su X (l’ex Twitter per chi ha nostalgia del vecchio nome) hanno scatenato una reazione uguale e contraria, come accade spesso sui social. Se su Facebook il commentatore medio plaude al sottosegretario biellese, le oltre ottocento reazioni sull’altra rete sociale sono di attacco frontale a Delmastro, più che di difesa alla coppia cantante-influencer. A spanne, sull’elenco di chi ha speso due minuti per dire la sua, sono meno di uno su dieci coloro che lo hanno fatto per difenderlo o dargli ragione. La maggioranza l’ha messa giù dura, capitanata da Luca Bizzarri, attore e conduttore del podcast quotidiano “Non hanno un amico” in cui stigmatizza spesso anche l’onnipresenza social dei politici: «La differenza abissale tra lei, Fedez e Ferragni» ha scritto «è che lei dovrebbe essere un uomo dello Stato e non stare su Twitter a fare il fenomeno».